Si può andare dallo psicologo per trovare lavoro? sì e no – dallo psicologo si può andare per recuperare slancio, forza e superare piccoli blocchi e paure che ci ostacolano nel raggiungere il successo in molti campi della vita. E quindi anche in quello professionale.
Tra noi consulenti di carriera, gli psicologi, sono nettamente una piccola minoranza. Probabilmente perché gli psicologi puntano ad attività maggiormente legate alla cura della persona (tradizionalmente è un attività di cura e di sostengo) un po’ perché nel mondo delle risorse umane e delle aziende, spesso conta di più aver avuto esperienza in azienda e conoscere il mercato del lavoro che conoscere il funzionamento mentale ed emotivo delle persone. Questa impostazione (in parte condivisibile) non tiene conto dei problemi che affrontano le persone nei momenti di cambiamento professionale. Un percorso di consulenza di carriera è un percorso che nulla ha a che vedere con un percorso di psicoterapia o di counseling psicologico in senso stretto ma esistono senza dubbio dei momenti nelle attività nella consulenza di carriera in cui la competenza psicologica agisce e risulta vincente. Vediamoli assieme.
Oramai è sotto gli occhi di tutti: perdere il lavoro è un colpo molto duro alla propria stabilità mentale ed emotiva. Si resta compressi, arrabbiati, oltre al forte contraccolpo iniziale. In genere il lavoro, e il lavorare, risponde a importanti bisogni psicologici (nulla a che vedere con la questione economica, lo stipendio) come il bisogno di stare in relazione con gli altri, di sentirsi capaci e autonomi nel portare a termine un compito, fino all’autorealizzazione personale e all’esercizio del potere. Il lavoro è uno degli aspetti che maggiormente fondano la nostra personalità e perderlo vuol dire minare il proprio benessere psicologico. Non tutte le persone soffrono allo stesso modo, alcune hanno la fortuna di avere dei “paracaduti” in più (buone relazioni, altri interessi, la famiglia, buone risorse interiori…) ma in generale i problemi di lavoro scatenano angosce e sentimenti negativi che possono anche risultare esternamente gravi. Chi conosce, come lo psicologo, queste dinamiche può accelerare il processo di elaborazione dell’esperienza negativa aiutando le persone a recuperare slancio e forza nelle attività di ricerca di una nuova occupazione.
Il mondo del lavoro è spesso fonte di esperienze non sempre positive. Alcune persone che seguo, ad esempio, hanno subito pressioni oppure si sono trovate in situazioni di estrema competizione che ne hanno minato la stabilità emotiva. In altri casi invece si viene da un situazione di anni precarietà cronica. In questi casi c’è chi dirige la propria rabbia verso l’esterno (gli ex colleghi, i capi, il mercato del lavoro o il governo) e altri, invece, che la dirigono all’interno, auto colpevolizzandosi. In entrambi i casi, quando questi sentimenti sono ancora vivi, non è ancora possibile ottenere dei risultati professionali soddisfacenti. Perché questi sentimenti, proprio perché ancora accessi, emergono. Emergono sotto forma di sfiducia nella ricerca di una nuova occupazione e quindi non ci si impegna abbastanza nelle attività di ricerca, oppure possono emergere durante le fasi di selezione in cui la rabbia (o l’insicurezza in sé stessi) porta le persone fare polemica, riducendo in modo drastico l’attrattività della candidatura. Lavorare su questi sentimenti, in modo indiretto, senza necessariamente analizzarli ma lasciandoli emergere quanto basta per poterli poi superare è un attività in cui lo psicologo è sicuramente competente.
Un percorso di consulenza di carriera implica, oltre a consulenza, istruzioni e informazioni sul mercato del lavoro, anche attività di sostegno nell’implementazione del progetto di azione. In alcuni casi, ci possono essere dei momenti di fatica che vanno gestiti. La persona va aiutata a potenziarsi, a superare blocchi o piccoli timori. Lo disciplina psicologica spiega in modo puntuale l’origine di tali blocchi, può spiegare in quali casi tali blocchi sono profondi e radicati (e quindi difficilmente scalfibili) e quando invece sono determinati da idee frutto di apprendimento e quindi spesso facilmente modificabili. In 100 anni di storia la psicologia ha spiegato, cercato di dimostrare e ideato tecniche per modificare schemi di pensiero che ci ostacolano impedendoci di esprimere appieno il potenziale. Lo psicologo non è un coach (il coach non è una professione, ma una figura professionale) ma utilizza gli strumenti del coaching per stimolare, rivitalizzare e motivare le persone.
Lo psicologo sa bene che la visone che ognuno ha su un problema influisce sulle azioni messe in campo per risolverlo (e quindi sui risultati). Se immaginassi che le aziende e il mercato del lavoro siano di base, ostile ai lavoratori, probabilmente non mi impegnerei abbastanza per trovar una lavoro soddisfacente. Proverei, ma alla prima difficoltà la mia mente mi porterebbe a confermare la visione iniziale. Queste dinamiche intercorrono in tutti gli aspetti della vita e quindi anche l’ambito professionale. Più le situazioni sono ambigue e maggiori sono le possibilità di interpretare male la realtà. Le situazioni che si possono vivere al lavoro possono risultare non immediatamente comprensibili. Non si conoscono, ad esempio i bilanci delle aziende per capire se il licenziamento fosse effettivamente dovuto a problemi economici aziendali oppure ad una nostra mancanza, oppure se quel manager che avrebbe potuto dire qualcosa a nostro favore l’abbia fatto oppure no e così via. Vale lo stesso per il mercato del lavoro che è ampio e poco comprensibile. Si fa in fretta a pensare che se ho risposto a 20 annunci e nessuno mi ha risposto allora non c’è lavoro, sono troppo vecchio o troppo giovane… Non è detto invece che sia così (o non in tutti i casi) ma le visioni che abbiamo influenzano radicalmente le conclusioni che possiamo trarre dagli eventi, in alcuni casi, in modo disfunzionale.
Lo psicologo che fa consulenza di carriera non cura la persona, non analizza il passato familiare. In nessun caso l’attività psicologica è volta alla risoluzione di problematiche psicologiche: tutto è in funzione dell’obiettivo di attivarsi per conquistare una dimensione professionale soddisfacente. Lo psicologo, per formazione, ha un intuito in grado di cogliere e sciogliere (quando possibile) dei nodi che sono impercettibili, sottili e non espliciti e che impediscono alla persona di attivare tutto il suo potenziale. Quando impegnato in una consulenza di carriera, lo psicologo lavora a livello superficiale delegando ad altri professionisti (psicoterapeuti o psichiatri) eventuali percorsi alternativi di risanamento psicologico più profondi. L’agire psicologico durante una consulenza di carriera avviene sotto forma di domande, suggestioni e confutazioni di visioni non sempre corrette.
Se vuoi approfondire alcuni dei temi toccati in questo articolo ecco l’audio la mia intervista ai microfoni di CiaoComo Radio, proprio su questi temi intitolata “Psicologia e ricerca del lavoro: cosa centra? andata in onda il 2 febbraio 2016.
Se invece ti trovi una situazione di stallo professionale, tu, oppure una persona a te cara e vuoi metterti in contatto con me, chiamami e possiamo fissare un primo incontro per valutare insieme la situazione. Qui trovi tutti i miei riferimenti.
Ecco qui l’audio dell’intervista a CiaoComo radio, buon ascolto!